Azioni concrete per una evoluzione digitale

La stragrande maggioranza delle connessioni in rete avviene tra macchine. In Internet l’umanità è ormai minoranza. Con l’introduzione delle tecnologie 5g questo fenomeno si manifesterà in maniera ancor più evidente. Oggi le macchine acquisiscono dati sulle nostre abitudini, sui nostri gusti, sulle nostre attività e suggeriscono ciò che secondo i propri algoritmi informatici dovrebbe piacerci. Se acquisti un libro in una piattaforma online poi la macchina te ne suggerirà altri che potrebbero interessarti; lo stesso accade se guardi un film su un sito di streaming, subito dopo, senza soluzione di continuità te ne verrà proposto un altro che potrebbe piacerti. Questi sistemi, sebbene apparentemente utili, possono limitare l’autonomia e la libertà di scelta da parte dell’uomo. Quella su come dovrà l’essere umano rapportarsi a questi cambiamenti rappresenta una sfida evolutiva. Come vivere nell’infosfera senza subire limitazioni al proprio agire ed al proprio pensare ? Potrà l’essere umano ancora governare la macchina o ne diventerà dipendente e schiavo ?

La risposta a questi quesiti passa attraverso il nodo della centralizzazione delle piattaforme informatiche.

Il fenomeno al quale assistiamo oggi è la presenza di grandi piattaforme informatiche monopolistiche o semi monopolistiche con enormi poteri di influenza su cosa vediamo, con chi interagiamo, quali sono i nostri gusti, qual è il nostro orientamento politico e religioso. Questo potere di influenza può trasformarsi in un perverso e pericolosissimo sistema di manipolazione di massa del quale – chi più, chi meno – siamo tutti vittime.

Siamo soggetti a processi decisionali automatizzati, erroneamente definiti dai comunicatori come “intelligenza artificiale”, che funzionano come una scatola nera senza alcuna trasparenza nei meccanismi di funzionamento.

Il controllo delle grandi piattaforme è in mano a pochi soggetti privati che acquisiscono e conservano tutti i dati che passano attraverso le proprie reti, producendo profitti immensi e con una bassa responsabilità sociale. Quello che è stato creato negli ultimi trent’anni è un ecosistema orientato al profitto, al monopolio ed all’omologazione, dove passano ormai tutte le interazioni tra gli esseri umani.

Una via progressista per cambiare questo stato di fatto e per consentire a tutti di usufruire degli indubbi e grandissimi vantaggi delle tecnologie avanzate digitali è quella della trasparenza dei protocolli informatici, della conoscibilità del codice informatico e degli algoritmi, della decentralizzazione delle piattaforme utilizzando sistemi federati che siano orizzontali e non verticali.

E’ necessario promuovere le innovazioni per il bene comune in un ecosistema possibilmente autogestito o gestito da piccole collettività che si trovino in rapporto paritario e mai verticistico tra loro. Un sistema in cui anche l’iniziativa imprenditoriale sia distribuita e socialmente responsabile attraverso l’uso di tecnologie ed energia il più possibile pulite.

E’ di strategica importanza una governance positiva e forte del settore pubblico nella creazione e condivisione di conoscenza, creatività, ricerca, sviluppo e innovazione, a beneficio di tutta la società. Le tecnologie digitali avanzate possono creare grandi opportunità se orientate alla promozione di iniziative che abbiano un approccio comunitario e cooperativo.

Il cittadino da utente, consumatore o prodotto, deve diventare agente consapevole. Le persone devono riacquistare il potere ed affermare il proprio imprescindibile ruolo di soggetti attivi e mai passivi nella progettazione, nella costruzione e nella fruizione della tecnologia. Solo in questa maniera l’essere umano potrà evitare di soccombere nella grande lotta con la macchina dalla quale risulterebbe sopraffatto ed infine inesorabilmente schiavo, come nei peggiori scenari della fantascienza distopica.

Il ruolo dell’Unione Europea in questo processo è fondamentale.

In primo luogo occorre rafforzare la tutela dei dati personali correttamente elevati dal GDPR ben al di sopra del mero concetto di riservatezza. Il dato personale attiene all’essere umano. Nell’infosfera il dato è paragonabile ad una porzione del corpo umano e la sua tutela ed inviolabilità appartiene al rango più elevato del complesso dei diritti fondamentali.

Occorre limitare l’impatto negativo dei monopoli delle piattaforme e dell’automazione, utilizzando anche la lotta all’evasione ed all’elusione fiscale dei grandi operatori internazionali.

Le piattaforme informatiche e i formati elettronici devono essere interoperabili; i dati devono poter essere esportati da una piattaforma all’altra senza limitazioni.

I processi decisionali automatizzati attraverso l’uso di algoritmi informatici devono essere democratizzati, intellegibili ed a codice aperto.

Occorre potenziare e rendere più facilmente fruibili le basi comuni di dati acquisiti e trattati dalla pubblica amministrazione, che devono diventare vero e proprio bene comune di tutti i cittadini.

Devono essere incentivate e sviluppate le piattaforme cooperative decentralizzate che abbiano sin dalla progettazione una distribuzione orizzontale e non verticistica, attraverso protocolli che consentano l’interconnessione federata.

L’uso della crittografia nello scambio di informazioni sulle reti telematiche deve essere incentivato e non ostacolato sulla base di presunte esigenze securitarie.

Lo Stato deve utilizzare e contribuire fattivamente con i propri mezzi e ed il proprio personale allo sviluppo di software a codice aperto, restituendo in questo modo alla collettività programmi per elaboratore più sicuri e trasparenti, liberandosi dai vincoli delle multinazionali con ovvi ritorni positivi anche in termini di sicurezza nazionale.

La tecnologia deve essere utilizzata per consentire la più ampia partecipazione ai processi decisionali a tutti i livelli, anche quelli delle decisioni economiche, affiancando e coadiuvando ma senza sostituire la rappresentanza parlamentare nelle assemblee legislative.

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