Modifiche al Regolamento di Dublino sui richiedenti asilo: l’Italia farà fronte comune con i falchi dell’Unione Europea ?

A quanto pare il nuovo ministro dell’Interno Matteo Salvini non sarà presente  all’appuntamento di martedì prossimo del Consiglio dell’Unione Europea su “Giustizia e affari interni”, dove si discuterà delle modifiche al Regolamento di Dublino sui richiedenti asilo, (fonte: Corriere della Sera di oggi 2/06/2018).

Il grosso rischio che si corre è che l’Italia si allinei agli Stati del blocco di Visegrad — Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia — che di fatto sino ad ora hanno congelato  l’attività del Consiglio. Tra questi paesi si è negativamente distinta l’Ungheria che ha di recente approvato una legge che punisce chiunque dia sostegno agli immigrati illegali, mirata in particolare a colpire le ONG e le organizzazioni umanitarie; il presidente Orbàn ha inoltre in programma l’introduzione di una legge costituzionale per affermare esplicitamente che sarà vietato far installare o aiutare a installarsi in Ungheria qualsiasi “popolazione aliena”, cioè in sostanza non conforme con valori occidentali e cristiani del paese magiaro (fonte: La Repubblica http://www.repubblica.it/esteri/2018/05/30/news/ungheria_legge_ong-197710898/ ) .

Di gran lunga lontana dall’essere una soluzione ottimale e definitiva, la riforma del Regolamento di Dublino rappresenta un grosso passo in avanti nella direzione di una migliore accoglienza dei rifugiati e di loro più equa ripartizione nei paesi dell’Unione Europea.

Il Parlamento Europeo il 16 novembre del 2017, riunito in seduta plenaria ha approvato a larghissima maggioranza un documento che a detta di alcuni rappresenta una vera e propria rivoluzione copernicana per il sistema di asilo in Europa. Viene in primo luogo cancellato il criterio del primo paese di ingresso che scarica sui paesi del sud Europa la maggior parte del carico e della responsabilità dell’accoglienza, introducendo un meccanismo permanente ed automatico di ricollocamento al quale partecipano tutti gli stati membri. E’ stata particolarmente valorizzata la portata dei legami significativi del richiedente con gli altri stati membri (soggiorni precedenti, ciclo di studi) nell’ottica di facilitare un migliore inserimento. Qualora il richiedente asilo non avesse tali legami significativi, si è introdotto un meccanismo automatico di ricollocamento, dando al migrante la possibilità di scegliere tra i quattro stati che, al momento della domanda, risultano più lontani dal raggiungimento della loro quota. La riforma disegna un sistema centralizzato di asilo a livello europeo ed in quest’ottica i costi, fino alla determinazione dello Stato membro responsabile, sarebbero a carico del budget dell’Unione  Europea.   Nel testo approvato dal Parlamento Europeo, gli Stati non potranno sottrarsi ai propri obblighi a pena di conseguenze sull’erogazione dei fondi strutturali; viene quindi riaffermato il principio che non si può stare dentro l’Unione Europea solo per i benefici ma bisogna farsi carico anche degli oneri e delle responsabilità che ne derivano. Di rilievo la previsione di procedure accelerate per il ricongiungimento familiare per cui basterà la prova della presenza di un familiare in uno Stato membro per  consentire un rapido ricollocamento. Il nuovo testo prevede inoltre l’introduzione della cd. sponsorship tramite la quale organizzazioni che soddisfino determinati requisiti possano prendersi carico di un richiedente fino a che non sia stata esaminata la sua domanda. Sono state, poi, rafforzate in modo rilevante le garanzie procedurali e gli obblighi di informativa per i richiedenti, in particolare le salvaguardie per i minori non accompagnati, tra le quali la nomina entro ventiquattro ore di un tutore, e la necessità di fare una valutazione multidisciplinare del superiore interesse del minore prima di ogni decisione che lo riguardi. Fondamentale è, infine, la cancellazione dei controlli obbligatori di inammissibilità proposti dalla Commissione, che avrebbero obbligato i Paesi di primo ingresso ad effettuare controlli sistematici sulle domande di tutti i richiedenti.

Nel progetto di riforma, come evidenziato da Elly Schlein, correlatrice del testo approvato dal parlamento Europeo, <<ci sono anche cose che entusiasmano meno, come il periodo transitorio che, per i primi tre anni, agirebbe sulla distribuzione delle quote degli Stati membri, operando un graduale phase in per gli Stati che finora hanno accolto meno, posto che iI meccanismo permanente ed automatico entrerebbe comunque in funzione da subito; ed anche la possibilítà, per quanto limitata a casi del tutto marginali (e con l’esclusione di minori, ricongiungimenti familiari e persone vulnerabili), che alcuni richiedenti che nella domanda avessero fornito solo elementi irrilevanti ai fini dell’asilo la vedano esaminata nel primo Paese d’arrivo>>.

ll Parlamento porta al tavolo del negoziato con il Consiglio un testo che sfida apertamente gli egoismi nazionali con un cambio di prospettiva significativo rispetto al passato.

Purtroppo dai primi segnali provenienti dal Viminale e dal contenuto dell’accordo di governo sottoscritto dai leader di Lega e Movimento 5 Stelle non c’è da aspettarsi nulla di buono.

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